LA VIA BIOLOGICA DEL CANTO

Colloquio corale:
esperienza interdisciplinare
dal suono ai significati della parola
attraverso le profondità dell’io e la coralità del noi
relatrice anna maria farabbi
autrice di Il canto dell’altalena
(Al3viE – Kaba edizioni, pièdimosca edizioni, 2021)
tempi:
Sabato mattina dalle 9.00 alle 10.30 dalle 11.00 alle 12.30
Sabato pomeriggio dalle 15.30 alle 17 dalle 17.30 alle 19.00
Domenica mattina dalle 9.00 alle 10.30 dalle 11.00 alle 12.30
Struttura:
ogni arco di tempo sarà dedicato a una prospettiva tematica. Si elencano di seguito:
- annunciazione
- la via del respiro
- la via dell’ascolto
- la via della lettura
- la via della scrittura
- la via del canto
Esercizi:
In ognuna delle sei prospettive che attraverseremo, propongo esercizi di approfondimento anche per un coinvolgimento emozionale:
- il tacere condiviso
- la narrazione del significato del titolo
- l’esercizio della domanda e la risposta del non so
- il mio bengala
- le parole fondenti
corpo a corpo con: vibrazione acustica tattilità del suono e dell’ascolto. Attraverso strumenti percussivi che affiancano il significato delle nostre vie di percorso.
Impostazione colloquiale:
pur nell’ampiezza e nella verticalità semantica di ciò che propongo, l’intenzione è quella di creare intensa partecipazione e riflessione, anche condividendo i propri punti di vista. L’approccio caldo, piacevole e informale sarà coniugato a un’estrema cura e attenzione verso la parola, il senso dell’io e del plurale.
Che cos’è questa esperienza?
Scelgo la parola Colloquio corale riprendendola dall’opera di Aldo Capitini, dentro cui si imprime la messa a fuoco della parola, nell’incontro con il tu, nella condivisione dialogante.
Scelgo la parola esperienza per la sua accezione. Non sarà un tempo dedicato alle tecniche della scrittura, ma entreremo, passo dopo passo, negli organi interiori che permettono e nutrono la necessità, il desiderio, la tensione di ciò che io chiamo canto: la poesia. Lavoreremo per una maggior consapevolezza della parola.
Scoperchierò alcuni otri della nostra animalità arcaica, primordiale, mettendoci corpo a corpo con il nostro corpo. Con il profondo e lo sprofondo.
Scelgo la parola canto perché ci porta alla chiave esistenziale della nostra capacità espressiva, coniugandoci a una creaturalità cosmica. Cantare ciò che si è, attraversando il dolore e oltrepassarlo con il canto. Cantare è riprendere dei nostri giacimenti interiori.
Scelgo di individuare immediatamente la relazione dominante della nostra vita io noi. Il canto ne è il magnifico ponte. È la coniugazione della nostra esistenza consapevole e aperta. Il canto non è starsene in un angolo di clausura, mescolando morbosamente con l’inchiostro il nostro sentimento, eleggendoci in una solitudine autoreferenziale. Il canto è piantumare la nostra morte, il nostro dolore, il nostro piccolo io (cito da un mio verso).